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Lucio Piccolo/i luoghi
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CAPO D'ORLANDO

La città di Capo d'Orlando è posizionata proprio a ridosso del mar Tirreno, a stretto contatto con l’abitato, le Isole Eolie di fronte, il caratteristico monte della Madonna e l’incantevole baia di San Gregorio.

Un primo nucleo abitato è fondato,  secondo gli storici Diodoro e Plinio il Vecchio, intorno all'anno 1218 a.C.  da Agatirso figlio di Eolo, re delle isole di Lipari, dal quale l'abitato prende nome, fu città sacra al culto di Dioniso, sede dell'Impero di Agatirnide. Gli scritti sono confortati da ritrovamenti archeologici (la lapide di Villa Gangemi, corredi tombali, phitos e scheletri). La fiorente Agatirso, non resistette, però, alla potenza romana e ben presto divenne cittadina soggetta all'Impero.

Nove secoli più tardi, nel 209 a.c., secondo le cronache di Tito Livio, Agatirso o Agatirno, subì una massiccia deportazione: circa 4.000 persone furono deportate in Calabria dal console Levino, forse proprio per effetto dei culti dionisiaci. È questa l'ultima traccia della storia di Capo d'Orlando prima dei Normanni: in seguito, come ci racconta Goffredo da Viterbo, cappellano di Carlo Magno, il nome venne cambiato dallo stesso imperatore nell’attuale Capo d'Orlando, la leggenda racconta che il sovrano, conquistato dalla bellezza del luogo, abbia voluto denominarlo come il più valoroso dei suoi paladini: Orlando, probabilmente anche per rimuovere quel nome paganeggiante.

In seguito Capo d’Orlando sarà, con alterne fortune, sotto il regno degli aragonesi, Nel 1600 il ritrovamento vicino al castello di una piccola statua della Madonna, che secondo la leggenda sarebbe stata portata da San Cono Abate, porta la comunità locale a costruire il Santuario di Maria Santissima, tuttora simbolo del paese.

Nel secolo XVIII il territorio è sconvolto da numerose alluvioni, l’intera baronia viene perciò venduta ai nasitani dal conte D’Amico. Ma le alluvioni sono occasione di nuova fortuna per Capo d'Orlando: per effetto dell'azione del mare nasce una pianura molto fertile, e le filande - attive già dal XV secolo in contrada Malvicino insieme alla coltura della canna da zucchero - vivono una fase di sviluppo. Sorge anche una tonnara e Capo d'Orlando affianca le coltivazioni all'attività dei pescatori, raggiungendo una forte indipendenza economica.

La storia dei siti di interesse architettonico, archeologico ed etno-antropologico, presenti a Capo d’Orlando riveste un’importanza notevole. Nel 1987 affiorarono, a poca distanza da San Gregorio, in località Bagnoli i primi resti di un edificio termale, appartenente ad una villa romana del III-IV sec oggi nota come la Villa di Bagnoli, in cui si distinguono il calidarium absidato ed il frigidarium, luoghi destinati entrambi ai bagni. Dagli scavi sono emersi anche tracce di impianti idrici, una fornace e delle condutture per le acque calde. Interessante la pavimentazione in mosaici policromi.

Dell’antico Castello di Orlando restano i ruderi che sorgono sul promontorio. Immediata è la sensazione che il castello doveva avere una funzione di difesa e di avvistamento delle flotte corsare. Suggestive le Cave del Mercadante; durante la bassa marea tra i due bracci del porticciolo turistico affiora una configurazione rocciosa, di circa un centinaio di metri, sulla quale la mano esperta dell'uomo ha lasciato incisi grossi dischi di pietra detti comunemente rocchi e di cui non si conosce l'utilizzo.

Il Bastione è un antico castello dalla pianta quadrata, articolata su tre elevazioni: la base, priva di apertura ed ospitante una cisterna, il piano operativo e la terrazza.  La costruzione merlata mette in evidenza delle simmetrie rovesciate: le due scarpe di base alle quali corrispondono in elevazione le due bertesche rotonde sbalzate sugli angoli. La costruzione del "Bastione" si data intorno al XIV secolo, quando si diffuse nella piana orlandina la coltivazione delle cannamele e la torre doveva avere una funzione difensiva delle piantagioni. Accanto alla torre si ergeva anche un trappeto ed altri insediamenti abitativi fortificati. Incerto il casato al quale appartenne, forse alla famiglia del Conte Bernardo Ioppolo o, come accredita qualche storico, a Donna Caterina Branciforte, Principessa di Butera. Acquisito dal Comune di Capo d’Orlando negli anni ‘90, è stato sottoposto a lavori di recupero architettonico e di restauro, per una sua destinazione a museo polivalente.

L'Antiquarium comunale Agatirnide, ospita i diversi reperti archeologici  rinvenuti fortuitamente nel territorio orlandino. La pinacoteca comunale raccoglie le opere della mostra Vita e paesaggio di Capo d'Orlando; nata nel 1955 su iniziativa dell'artista siciliano Giuseppe Migneco e dell'Amministrazione Comunale del tempo, si è caratterizzata per il fatto che gli artisti invitati realizzavano sul posto la loro opera ispirandosi al paesaggio ed alla vita locale, dal 1970 la mostra ha abbandonato i canoni di estemporanea dando più spazio ad opere di studio.

Fondamentale per la vita culturale della zona, e non soltanto, è il Museo Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella. Voluto direttamente, per lascito testamentario, da Lucio, Agata Giovanna e Casimiro Piccolo, sorge in una raffinata ed elegante villa, fine '800, in contrada Vina.

Risorsa fondamentale per Capo D’orlando resta comunque il mare: strategicamente vicino alle rinomate Isole Eolie, alla lingua di sabbia di Tindari, il golfo di Gioiosa Marea con i villaggi turistici frequentatissimi di Capo Calavà. Ma il mare non è solo meta balneare, dimostrazione ne è la “pesca turistica” un modo intelligente di coniugare il rispetto dell’ambiente con una pratica millenaria. Si tratta di soggiorni nel borgo marinaro di San Gregorio che prevedono l’ospitalità nelle caratteristiche casette dei pescatori e la partecipazione alla loro attività di pesca che si svolge secondo tradizione in un ambiente di incomparabile bellezza. L’iniziativa promossa Legambiente Nebrodi, in collaborazione con l’Associazione Borgo di S.Gregorio, costituisce un caso concreto di riconversione ecologica di un’attività economica esistente.

Altrettanto importante è l’entroterra del territorio comunale perché rientra nel Parco dei Nebrodi che offre numerose alternative escursionistiche: gli elementi principali che più fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono la disimmetria dei vari versanti, la diversità di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli ambienti umidi. Gli arabi definirono i Nebrodi "un'isola nell'isola": ricchi boschi suggestivi, ampi verdi pascoli d'alta quota, silenziosi laghi e torrenti fluenti contrastano con l'immagine più comune di una Sicilia arida ed arsa dal sole. Un tempo regno di cerbiatti (da cui deriva il nome greco nebros: cerbiatto) costituiscono ancora la parte della Sicilia più ricca di fauna. Ogni estate si svolgono nel territorio del parco numerose manifestazioni culturali legate alla valorizzazione delle risorse naturalistiche, artigianali e gastronomiche dei territori parte dell’area protetta. “Io vado al Parco” è il titolo dell’iniziativa che contiene un calendario ricco ed articolato di attività estive coordinate dall’Ente Parco e gestite in collaborazione con i Comuni del Parco e con le associazioni di volontariato che operano nell’area.

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PRODOTTI TIPICI

Pane di grano duro (semola rimacinata di grano duro impastata con acqua, sale e lievito madre), salumi ( fellata, capocollo, salame di Suino Nero dei Nebrodi), formaggi ( provola dei Nebrodi, canestraio, ricotta), paste di mandorle, rametti, buccellati, granita di gelsi neri.

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MANIFESTAZIONI

Festa di Maria SS. di Porto Salvo

Si svolge il 15 agosto ed ha come scenario naturale lo splendido mare di Capo d’Orlando, nata come festa dei pescatori in ringraziamento ed affidamento alla Madonna di Porto Salvo, si usciva, come ancora oggi si fa, sulle barche portando in processione il simulacro: una statua raffigurante la Vergine SS., in atto di benedire, con i piedi posti su di una barca. Moltissime le persone che, con imbarcazioni di ogni tipo, si accodano alla nave che ospita il simulacro della Madonna insieme alle autorità religiose e civili e la banda dei musicanti, sul far della sera, una volta sbarcata l’effige di Maria SS. la processione continua per le vie principali del paese.

Festa di Maria SS.

Ogni anno, il 22 Ottobre, migliaia di fedeli si danno appuntamento presso il santuario di Capo d'Orlando, per festeggiare Maria SS. Patrono di Capo d'Orlando. I trecentottantasei gradini, molti credenti, li percorrono a piedi scalzi in segno di grande devozione.

Festival Capo d'Orlando in blues

Festival Internazionale di Musica Blues, da 14 anni appuntamento fisso per gli amanti del genere, si svolge al Parco Museo della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.

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COORDINATE

Capo d'Orlando è attraversata dalla strada statale 116 che collega Capo d'Orlando con Randazzo (Ct) e dalla strada statale 113 che mette in collegamento Trapani con Messina.

In alternativa l’autostrada A20 che collega Palermo con Messina.

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FONDAZIONE FAMIGLIA PICCOLO DI CALANOVELLA

La Fondazione ha sede nella villa dove i tre fratelli Piccolo, Agata Giovanna, Casimiro e Lucio, insieme alla madre (Teresa Tasca Filangeri di Cutò) si trasferirono nel 1932 in seguito al dissesto economico che li costrinse ad abbandonare il palazzo di Palermo. Lì, in contrada Piano Porti su una collina della Piana di Capo d'Orlando (Messina), da dove si scorgono da un lato le isole Eolie e dall’altro i monti Nebrodi, vissero per tutta la vita in un esilio volontario, dedicandosi allo studio, all’arte, alla botanica e allo spiritismo.

Alla morte di Lucio, Casimiro e Agata Giovanna stabilirono nel loro testamento di creare una Fondazione, lasciando ad essa l’eredità del patrimonio familiare, allo scopo di «incrementare con premi annuali la cultura letteraria poetica, nonché gli studi agrari nella regione siciliana». Nel 1978, è stato inaugurato il Museo che conserva i due terzi (un terzo era toccato in eredita al figlio di Lucio) dei beni mobili e dei preziosi e rarissimi cimeli di famiglia – collezioni di oggetti d'arte, dipinti, ceramiche, armi antiche, libri, stampe, documenti – insieme alla collezione di botanica di Agata Giovanna, gli acquarelli e le fotografie di Casimiro e i carteggi delle famiglie Piccolo e Filangeri (fra cui anche lettere autografe del cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa).

In linea con lo spirito dei suoi donatori la Fondazione ha attuato un’intensa attività di produzione culturale: premi, conferenze, cicli di incontri, ricerche, stages di studio, selezioni teatrali e cinematografiche sia in campo artistico che in campo scientifico, in particolare l’agronomia e alla floricoltura, al fine di creare attività di promozione culturale e di scambio con altri organismi simili in Italia e nel mondo.

Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella

SS. 113 Km 109 Capo d'Orlando (Messina)

Segreteria e ufficio stampa:
0941 957029 / 335 6661319

Visite al Parco e al Museo:
lunedì-venerdì ore 8,30 – 12,30 / 16,30 – 19,00

www.fondazionepiccolo.it

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LINK

www.fondazionepiccolo.it

www.capodorlandonline.it

www.comune.capodorlando.me.it


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FICARRA

In mezzo a boschi di ulivi e noccioli, sui monti Nebrodi, a 450 m s.l.m., sorge il borgo medievale di Ficarra Il territorio è diviso su tre colline: in quella sud-occidentale vi è il centro (a sua volta sormontato dalla collina del Convento, da quella della Chiesa madre e da quella della Fortezza carceraria). In quella centrale le contrade di Serro, Crocevia e Pietra della Zita, in quella nord-orientale Matini. A nord, in pianura, vi sono Rinella, San Noto, Sauro. Le tre colline sono divise da due valli in cui scorrevano il torrente di Brolo e un suo affluente. La valle sud-occidentale è invece solcata dal torrente Naso o Timeto.

La nascita di Ficarra mischia storia e leggenda. Secondo Diodoro Siculo furono i Fenici a fondare Pallisa (che deriverebbe dalla dea Pallade) e i greci avrebbero ricostruito il villaggio su una collina oggi chiamata Strummuli (forse sede di una necropoli scomparsa).

Il paese attuale nacque attorno ad una fortezza saracena, sotto i Normanni, il centro nebroideo era un feudo che fungeva da riserva di caccia per i baroni. Sotto gli Svevi il territorio venne attribuito a Guglielmo Amico, che rimase in carica fino a quando Federico II non morì e Ficarra gli venne tolta. Macalda Scaletta e Alaimo da Lentini furono i nuovi proprietari. Caduti in disgrazia persero il feudo, che fu conquistato da Ruggero di Lauria, comandante in capo della flotta aragonese. Assegnato in seguito ai nobili Lancia di Brolo, che rimarranno in carica fino alla prima metà del Settecento, quando Girolamo III dovette mettere all'asta la baronia.

Verso la fine del '700, oltre ad essere un importante centro agricolo, si specializzò nel campo dei lavori artigianali. Gran parte della popolazione si dedicava alla produzione ed al commercio della seta, numerose erano le filande ed i gelsetti presenti nel territorio ficarrese, Oggi resta solo qualche telaio conservato gelosamente, ma il comune di Ficarra, da diversi anni, ha voluto fortemente riprendere una delle tradizioni locali rurali più importanti del secolo scorso che rimane nella memoria degli anziani, nei canti popolari, nei proverbi e nel lessico familiare: l'ormai scomparso allevamento del "Baco da Seta", solo a fini dimostrativi e didattici presso la Casa del Baco.

Ficarra è un tipico paese medievale, che ha comunque subito molti rimaneggiamenti nel tempo. Il centro abitato è pieno di vicoli che si intrecciano con strade asfaltate, palazzi d’epoca si alternano a edifici di recente costruzione, senza tuttavia compromettere il fascino antico che avvolge il paese.

Il Convento dei Frati Minori Osservanti di San Francesco risale al 1522. Utilizzato come biblioteca, poi, caduto in rovina, abbandonato nel 1885. Di esso rimane intatto un arco a pieno sesto. Accanto, il Parco delle Rimembranze con monumenti ai Caduti della I guerra mondiale.

Il Santuario dell'Annunziata è la chiesa madre, costruita nel XV secolo. Ospita la statua dell'Annunziata, probabilmente opera di Antonello Gagini. Più volte nella storia la chiesa ha indicato la statua come miracolosa, in quanto più volte è stata vista piangere sangue.

La Fortezza carceraria è caratterizzata da una pianta quadrata con basi a scarpa, possenti mura in pietra arenaria con merli a coda di rondine e aperta solo dal portale d’ingresso. È un imponente e austero edificio, le stanze sono in successione attorno al cortile, al centro il pozzo è collegato ad una cisterna in cui arriva l'acqua piovana e di fronte all'ingresso vi è la cappella privata. Nata probabilmente come torre di avvistamento, nel 1500 fu ampliata e dotata di celle per adibirla a carcere. Distrutta per l'incuria e dalle bombe del 1943, dei due piani originari oggi ne rimane solo uno, recentemente ristrutturato, mentre il secondo è ridotto ad una terrazza panoramica.

Sotto i baroni Lancia, vennero costruiti molti palazzi baronali. Hanno tutti una pianta regolare, con balconi barocchi e portali con blasoni di famiglia per sottolineare lo status sociale. Artefici di così splendide realizzazioni furono gli intagliatori della pietra arenaria, i maestri scalpellini la cui attività nel rinascimento era assai diffusa su tutto il territorio dei Nebrodi.

Il palazzo principale è il Milio-Ficarra, oggi sede del Centro Lucio Piccolo di Calanovella, dedicato alla vita e all'opera di Lucio Piccolo, poeta del '900 italiano; nelle prestigiose stanze affrescate del piano nobile del palazzo sono custoditi i mobili dello studio privato, la biblioteca personale ricca di testi rari di lettura italiana e straniera in prima edizione, immagini ed una serie di oggetti personali e di famiglia, documenti e manoscritti.

Comune dei Nebrodi, Ficarra ha un ricco territorio intorno a sé: alcune importanti contrade rurali sono sparse nelle ricche campagne già coltivate a gelso, oliveti, vigneti, castagneti, noccioleti, oltre ad alberi, pascoli e canneti. Ancora oggi le campagne conservano largamente l’aspetto tradizionale. Il territorio, prevalentemente collinare, fiorente di tipica vegetazione mediterranea, è caratterizzato dal susseguirsi di agrumeti, oliveti, noccioleti, vigneti ed è movimentato da fiumare e piccoli corsi d'acqua che scorrono lungo le vallate.

Segni dell'antica cultura contadina ed artigiana è ancora possibile riscontrare nelle borgate attorno a Ficarra; Matini, Sauro, Crocevia, Rinella sono luoghi in cui si possono ritrovare i sapori di una buona cucina tradizionale e, soprattutto a Matini, bere vino di buona qualità.

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PRODOTTI TIPICI

Mandorle, nocciole (pasti i mennula, nuciddi e mennula nghiazzati), i biscotta livitati, biancomangiare, torrone, pignolata, sfincie,buccellato ficarrese. granita limone, farinata, cotognata, biscotti alle mandorle ('nzuddi), olio, vino di Matini, rosolio.

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MANIFESTAZIONI

Festa dell’Annunziata

Si celebra il 25 marzo e il 3 e 5 agosto. I preparativi ai festeggiamenti per la Santa Patrona prendono avvio molti giorni prima con la collocazione della statua della Madonna sull’artistica vara settecentesca per la novena preparatoria. Il giorno della festa, al grido possente dei portatori “ Evviva a Gran Signura Maria ”ha inizio la processione, che ha una coreografia ben precisa e segue la cosiddetta strada della processione. Il corteo formato dal prete, dalle autorità civili e dai cosiddetti piduna persone a piedi scalzi in segno di voto, si snoda tra vicoli medievali talmente stretti che la vara ha difficoltà a passare.

Processione del Venerdì Santo

Si snoda lungo il paese accompagnata dalle melodie funebri intonate dalla banda. Alle finestre ed ai balconi delle case sono poste lampade accese e bianche coperte scelte fra quelle più preziosamente ricamate.

Festa Maria SS. del Tindari (a Matini)

Durante la penultima domenica di maggio, le strade vengono addobbate con petali di fiori disposti a forma di cuori ed archi per accogliere la processione.

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COORDINATE

Ficarra è a pochi chilometri dalla autostrada A20 che collega Palermo con Messina.

In alternativa c’è la strada statale 116 che collega Capo d'Orlando con Randazzo (Ct) e della strada statale 113 che mette in collegamento Trapani con Messina.

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CENTRO LUCIO PICCOLO DI CALANOVELLA

Fondato dal comune di Ficarra (Messina) in collaborazione con il figlio del poeta, Giuseppe Piccolo di Calanovella, conserva le carte manoscritte e parte dei beni materiali appartenuti al poeta, oggi di proprietà dell’erede: i mobili dello studio privato, la biblioteca, ricca di testi rari di letteratura italiana e straniera in prima edizione, fotografie e preziosissimi oggetti d’arte. Il Centro Lucio Piccolo di Calanovella ha sede nelle stanze del palazzo ottocentesco Milio-Ficarra a Ficarra, luogo in cui la famiglia Piccolo era insediata da molti secoli, come mostrano le cappelle e i sarcofagi ritrovati fra le rovine dell’antico convento. Lucio amava quelle contrade nascoste fra i Nebrodi che, insieme a Naso e a Brolo, gli evocavano la «Sicilia mitica» di Ruggero di Lauria, dei Lancia e di Manfredi, nato in quelle terre da Federico II e Bianca Lancia; da lì, insomma, «un vento di soave» di dantesca memoria guidava il poeta nei suoi fantastici «viaggetti nel tempo».

Nella volontà dei fondatori, il centro non è, soltanto un museo della memoria, ma si propone come un «Laboratorio letterario» volto ad incoraggiare lo studio e a sviluppare l’attività di ricerca, archiviazione, pubblicazione e diffusione dell’opera di uno scrittore siciliano ed insieme europeo.

Centro Lucio Piccolo di Calanovella

Palazzo Milio_Ficarra, via Teatro, 2 – 98062 – Ficarra (Messina)
tel. 0941.583046

Comune di Ficarra

P.zza P.S. Mattarella, 5 98062 – Ficarra (Messina)
tel. 0941.582666

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LINK

www.ficarra.it

www.prolocoficarra.it

www.comune.ficarra.me.it


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