Clac

Racconti da Mapping Costa Sud

Redazione

Vedere Palermo alla velocità dei passi lenti.
Camminare con gli occhi.

Esplorare la città a piedi permette di osservarla e conoscerla con occhi nuovi. Muoversi a piedi significa stare a contatto diretto con luoghi e persone, fermarsi a parlare, farsi raccontare storie, cercare il genius loci.
Camminare lungo la costa di Palermo, lungo il mare, fino a quella costa sud dimenticata dai più e considerata simbolo di degrado e incuria, è allora un'esperienza ricca di sorprese.

Lo abbiamo fatto per tre volte, a Gennaio, insieme a tanti abitanti della città.
Una prima passeggiata con la guida di Noemi Troja è partita da piazza Marina e poi giù lungomare, di tappa in tappa fino all’ecomuseo. Un percorso attraverso la storia della città, dalla fondazione alle diverse dominazioni, ma anche un puzzle di storie di luoghi e personaggi della Palermo frontemare.
La seconda è stata un’inedita esplorazione urbana con mappe e missioni di osservazione e interazione da compiere nel lungomare tra Romagnolo e Bandita, una camminata fatta di incontri con persone che vivono e lavorano davanti a quel mare ferito.

Ci piace condividere qui le riflessioni di Livia, una delle partecipanti:
fuori dall’ecomuseo, la prima cosa che si vede è il San Paolo Hotel.
da un lato questa torre alta, imponente. dall’altra per quasi dieci minuti di cammino la strada è murata. ci sono porte improvvisate, quasi tutte di latta, rossa o arrugginita.
alla parte dell’hotel ci sono ristoranti sea food, street food. il menu può essere anche scritto direttamente sulla parete. aspettano i turisti.
questa mappa in mano e la macchina fotografica ci fanno sembrare dei turisti.
“posso fare una foto?” la signora del bar mi dice di sì, mi avvicino e le passo un volantino.
non conosce l’ecomuseo, poi i bambini lei ormai ce li ha grandi.
gli uomini che stanno sulla strada ci osservano. non mi si rivolgono, semmai parlano con giovanni.
“a che servono le foto?” gli chiede un signore all’ingresso di uno dei varchi per il ricovero delle barche.
“là è tutto abbandonato, c’è pieno di topi.”
i ragazzini ci guardano da lontano mentre camminiamo, in gruppo, sulle dune di sabbia e munnizza vicino all’enorme sbocco di uno degli scarichi fognari. è della rete comunale o è abusivo?
ma come fa ad essere abusivo.
“all is possible”, dice Alberto.
in questa distesa di spazi apparentemente abbandonati, le piccole cose mostrano che tutto è di qualcuno, ben delimitato: i pietroni di tufo, i bidoni di plastica, i secchi con le piante grasse, le catene aperte di giorno segnano i confini. la Maria Vergine stella di mare e Giuseppe Moscati il medico santo proteggono i viandanti e i malati. accanto a Spanò c’è un ragazzo che vende conserve: sgombro, acciughe, baccalà, acciughe condite, cuori di carciofi. le confezioni sono casalinghe, fatto tutto sott’olio rigorosamente di girasole. parliamo della costa e subito mi dice che sta per iniziare un grande progetto, che ci sono un sacco di soldi per mettere tutto a posto. “vogliono fare diventare questa zona meglio di mondello che ormai a mondello nessuno vuole più investire, ai belgi non gli interessa più. signorina, per me questa costa è uno squarcio di cuore; qualche anno fa hanno sprecato 2500 mila euro ma per fare cosa? per fare niente. questa struttura qua davanti che cosa è? (indicando una struttura in legno sottoposta a sequestro giudiziario). non si capisce perché non vogliono fare le cose per bene. hanno voluto fare il tram ma il tram è inutile perché la gente che deve arrivare in viale Strasburgo non lo prende il tram. era meglio fare più autobus, ero meglio mettere tutti i soldi per la costa. comunque a palermo c’è sempre cu ci mancia prima.”
e mentre taglia tocchi bianchissimi di baccalà, una signora con i soldi in mano:
“perché anche se ci sono i soldi, e i soldi li usano, li usano, poi bisogna vedere se la cosa che fanno funziona, se la cosa veramente ci serve.”
parlando con gli abitanti del quartiere non si respira il senso dell’abbandono o della disinformazione. ma una grande sfiducia negli interventi comunali, esterni. molte persone affermano che gli interventi operati, anche con un notevole investimento, poi non funzionano e il degrado continua.
di fronte c'è una piccola montagnetta di erba tagliata. c’è un pezzo della costa molto curata. piccoli viali, qualcuno corre, passeggia con il cane, coppie si tengono sotto braccio. in questo pezzo di costa si può immaginare quello che potrebbe essere tutta. sembra di essere al foro italico.
se non fosse che, a brancaccio, in più, c’è una quantità infinita di fruttivendoli, pescherie, ristoranti, bar. immagino dei veri pic nic. c’è un panificio speciale, panificio Proface, via messina marine 277. fanno il pane con la pasta madre, con la farina di kamut, integrale e di tumminia. hanno pure le caramelle di carrubba fatte a ballaro’. “ce lo chiedono i clienti”. quello a lievitazione naturale è buonissimo, lo assaggio. le lascio un volantino dell’ecomuseo, lei me ne dà uno del panificio con un numero di telefono.
“la aspettiamo all’ecomuseo” dico uscendo.
“certo, dobbiamo ricambiare”.


Le passeggiate che proponiamo fanno del camminare un'esperienza attiva, non sono “visite guidate”, non si segue nessuno ma si è accompagnati e insieme si esplora e si mappa la costa alla ricerca di punti di vista, storie, memorie, persone, visioni di futuro.

Quella del nove gennaio con fotografi e disegnatori del gruppo Palermo Urban Sketchers è stata solo l’inizio (come una primavera visto che abbiamo camminato nel sole e raccolto sassi e conchiglie con 22 gradi!) di un percorso più lungo che gli stessi partecipanti hanno chiesto di continuare e si concluderà a marzo con una mostra all’ecomuseo.