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Italia, paese per viaggiatori?

Redazione

Impressioni da Gli Stati Generali del Turismo Sostenibile

Dalla stazione di Napoli per andare a Pietrarsa, al Museo Nazionale Ferroviario si prende un treno storico tutto in legno e dentro c’è euforia, ci si sente tornati un po’ bambini, si fanno foto e ci si immagina con cappelli anni 50 e valigie di pelle poggiate sulle cappelliere.

Il Museo di Pietrarsa è grandissimo e si affaccia sul mare, perfettamente tenuto, lindo e impeccabile con quei suoi vagoni di tutte le epoche ormai per sempre fermi nei capannoni silenziosi; chissà chi ci va, a visitarlo di solito.

L’occasione si vede che è di quelle importanti, receptionist, hostess, lunghi tavoli per i coffee break, cartellette e borse per tutti ma internet non funziona; signore eleganti e signori incravatatti, molti “ministeriali”, li riconosci abbastanza facilmente, fanno comunella tra colleghi, si divertono, come in gita.

Siamo agli Stati Generali del Turismo Sostenibile convocati da Franceschini per la scrittura “partecipata” del Nuovo Piano Nazionale per il Turismo. Secondo appuntamento cui vengono invitati operatori del settore e rappresentanti istituzionali e ci siamo anche noi, che tour operator non siamo ma siamo stati invitati come soggetti attivi sul territorio e come attori dell’innovazione culturale perchè si sa, turismo e cultura, DEVONO camminare insieme.
Apre i lavori il Ministro e li chiude Renzi ma in entrambi i casi non sono lì. In mezzo due giorni di tavoli di lavoro intervallati da testimonianze e relazioni di esperti (belli gli interventi di Ottavia Ricci, Angela Barbanente, Aldo Bonomi e Annibale D’Elia).
Al nostro tavolo ci sono dirigenti del MIbact, la Fiab, un paio di architetti, un dirigente del Demanio, il responsabile innovazione di Poste Italiane. La discussione è animata, anche interessante ma troppo spesso velata da una sorta di rassegnazione, quel “vorrei ma non posso” che è il male dell’amministrazione in Italia, come se tutti fossero perfettamente consapevoli dei problemi ma nessuno si mette in gioco in prima persona per risolverli. Il contrario del nostro mondo insomma che è tutto un fare e studiare, confrontarsi, ragionare e agire, provare a cambiare le cose, rischiare di sbagliare.
Il documento programmatico dice che “le motivazioni di un piano strategico di sviluppo del turismo in Italia risiedono nella necessità di recuperare terreno sul piano dell’innovazione, delle tecnologie digitali, della valorizzazione del patrimonio e del nostro territorio, del rapporto qualità/prezzi, del marketing” e viene da chiedersi cosa va bene se su tutto questo dobbiamo “recuperare terreno”!

La situazione più difficile è, ovviamente, quella relativa all’innovazione. Sembra che ci siano due mondi che non si incontrano mai e per questo è stato utile e nello stesso tempo assurdo essere lì. Un mondo istituzionale in cui l’innovazione, al di là della retorica, è lasciata a pochissimi che cercano di aggiornarsi e guardare al di là della propria scrivania, che parla dell’importanza “del web” per il turismo ma non ha idea di cosa ci sia dentro questo “web” e un mondo che conosciamo bene di persone, professionisti, piccole imprese e privato sociale che in tanti territori sta sperimentando centinaia di micro-progetti innovativi in campo turistico e culturale che non vengono valorizzati. Noi questo l’abbiamo detto al nostro tavolo e tutti annuivano così come abbiamo detto che la questione dello sviluppo turistico non è e non può essere sganciata dalla questione della gestione dei beni comuni, della presa in cura del patrimonio, del fare città, dell’essere comunità perchè prima ancora del marketing territoriale il lavoro va fatto sul territorio e insieme ai cittadini e agli operatori dell’accoglienza. Essere un paese per viaggiatori vuol dire prima di tutto essere un paese.